Orchestre de Chambre deLausanne, Christian Zacharias(pianoforte e direzione).
Eng: Werner Dabringhaus
giudizio artistico: sufficiente
Questo è un altro di quei dischi noiosi in cui viene presentato un compositore romantico usando una piccola orchestra da camera (ci sono solo 24 archi) e in cui un solista crede che per questo motivo egli possa dirigere e suonare. Non ero perfettamente consapevole delle dimensioni dell'orchestra perché, a causa del suono rigonfio, il tutto suonava sbagliato. Il primo movimento del concerto inizia con un ritmo vivace, ma nella contrastante variazione lirica in chiave maggiore - il movimento è monotematico - sia il pianista che l'orchestra indulgono in alcuni crescendo e decrescendo molto sciropposi alla Semprini che potrebbero caritatevolmente essere definiti rubati eccessivi. Ci sono anche passaggi in cui la linea del basso orchestrale è pesante e ripetitiva ed il suono dei legni insistentemente perforante è piuttosto irritante. Le cose non migliorano nel secondo movimento andantino, che è decisamente troppo veloce. Come per il primo movimento, quando la musica diventa più lirica, con la melodia cantabile del violoncello, il fraseggio diventa eccessivamente sentimentale. L'ultimo movimento è meglio riuscito, con abbondanza di vivacità, ma in un'analisi finale tutto suona superficiale ed incessantemente allegro. Le stesse riserve si applicano in gran parte ai riempitivi, c'è fuoco e impeto, ma gli elementi più donchisciotteschi della natura del compositore sono solo accennati e la loro relativa rarità non rende il disco più attraente. Per il concerto, scegliete Kovacevich e Davis su Philips e per l'Op.92, Jando su Naxos, entrambi a
medio prezzo.
Rob Pennock
giudizio tecnico: sufficiente-buono
DINAMICA: 2/3
EQUILIBRIO TONALE : 2/3
PALCOSCENICO SONORO: 2/3
DETTAGLIO: 2/3
Ci sono parecchi fattori che rendono questo disco inaccettabile. Il suono è decisamente troppo avanzato; c'è un riverbero aggiunto e anche la sensazione che gli archi siano gonfiati per compensare la carenza numerica. Purtroppo, non c'è niente di strano nel suono digitale sbattuto in faccia all'ascoltatore, ma qui non c'è alcuna percezione dello spazio o una seppure vaga sensazione di acustica naturale. Il dettaglio è presente, ma tutto suona innaturale nella nebbia circostante. Certamente, non ho mai sentito 24 archi suonare così forti e pieni e posso solo ipotizzare che il riverbero sia stato aggiunto intenzionalmente, con una probabile esaltazione, per far si che le performance suonassero più sinfoniche. Che questo sia o meno il caso, il suono è totalmente sintetico e non è piacevole da ascoltare.
Rob Pennock