giudizio artistico: ECCEZIONALE
Impertinance è un progetto, tenuto a battesimo dalla Cam Jazz, tanto inusuale nei suoi elementi (tuba, vibrafono, elettronica e percussioni) quanto efficace sul piano delle forme e dei contenuti. Franck Tortiller, nominato nel 2005 alla direzione de l'Orchestre National de Jazz di Francia è un vibrafonista straordinariamente versatile, così come il trombonista Michael Godard. Patrice Héral, invece, ha uno stile bizzarro ed originale alla batteria, ma anche un'abilità unica nel saper completare le proprie performance con l'intervento di campionamenti e sonorità elettroniche. Le due prime tracce Les sorcières e Mona riescono a catturare immediatamente l'ascoltatore, proiettandolo subito nel vivo della musica di questo trio. Il resto della scaletta scorre via continuando ad intrigare l'ascoltatore. Il sound della formazione sembra in bilico fra tentazioni canterburyane alla Soft Machine, la rigida sperimentazione degli Henry Cow e il jazz della fine degli anni sessanta. Non di meno, l'impiego di campionamenti ed elettronica, così come la struttura stessa della formazione conferisce ad ogni brano una straordinaria originalità, che non fa mai venire meno il piaceredell'ascolto.
Simone Bardazzi
giudizio tecnico: ECCEZIONALE
DINAMICA: 5
EQUILIBRIO TONALE : 5
PALCOSCENICO SONORO: 5
DETTAGLIO: 5
Non conoscevo i Bauer Studios di Ludwigsburg e ho fatto la conoscenza con due produzioni uscite da queste sale d'incisione in questo numero di AS, grazie all'album di Salvatore Bonafede (recensito in queste pagine) e il lavoro in oggetto. Sono rimasto piacevolmente colpito dell'ottimo livello qualitativo di entrambe le produzioni, che pur differenti, mettono in risalto le eccellenti potenzialità di questi studi tedeschi. Mi ha colpito il gusto per il dettaglio e l'ottimo bilanciamento, che in questo lavoro appare in tutta la sua evidenza. Particolarmente curato appaiono anche la dinamica e il panorama stereofonico. Quest'ultima può contare su di un eccellente distribuzione ai lati, oltre che in profondità. Si viene a ricreare in quest'album un autentico spazio d'ascolto dove i solisti riescono ad emergere con naturalezza e gli strumenti preposti all'accompagnamento non perdono mai di chiarezza. L'intervento di sonorità elettroniche e campionamenti, oltre ad essere consustanziale, denota una certa eleganza mantenuta nel missaggio. Non vi, infatti, alcun tentativo di 'sbattere' in faccia all'ascoltatore tali sperimentalismi, ma la precisa volontà di rendere un profilo scorrevole e corretto, quasi hi-end.
Simone Bardazzi