LP Prestige/Acoustic Sound 7150 OJC- 347. 180gr. Hackensack, New Jersey. 1954, 1956.
giudizio artistico: ECCEZIONALE
giudizio tecnico: OTTIMO-ECCEZIONALE
DINAMICA: 4/5
EQUILIBRIO TONALE : 5
PALCOSCENICO SONORO: 5
DETTAGLIO :4/5
Miles Davis And The Modern Jazz Giants contiene cinque brani di cui ben quattro sono della stessa seduta di registrazione della prima parte del disco Bags Groove (Prestige P-7109) per cui non abbisogna di grandi commenti; la formazione è la stessa così come la data di registrazione e trattasi di lavori ormai leggendari. Tutto ciò che ho scritto su Bags Groove è assolutamente valido per questo LP solo che con quattro brani l’eccezionalità dell’evento viene maggiormente messa a fuoco. Ritroviamo dunque il solito ‘divino’ Davis autore di interventi solistici di suprema bellezza, lo stesso imperturbabile Monk, per Miles autentica croce e delizia, per via dei suoi comportamenti a dir poco ‘strani’ ma la cui grandezza certo non sfuggiva all’intelligenza musicale del trombettista. Ritroviamo anche Milt Jackson a sciorinare assolo d’incredibile qualità, swinganti e carichi di un feeling di rara intensità, eccellenti nel dosare la tensione ed il relax in frasi di perfetta logica lessicale. Le due takes di The Man In Love, Swing Spring e la bellissima Bemsha Swing sono i brani che testimoniano della suprema musica che la formazione ha prodotto ma il disco è completato da uno splendido ‘Round About Midnight eseguito, ciliegina sulla torta, da una delle migliori ritmiche di tutto il jazz, formata da Red Garland (piano), Paul Chambers (contrabbasso) e Philly Joe Jones (batteria) affiancati da un certo John Coltrane. Inutile ribadire che il risultato è straordinario e che il genio di Coltrane è così evidente che quasi ‘oscura’ tutto e tutti; sebbene Davis fosse un solista quasi antitetico a Coltrane e a volte si infuriasse per la lunghezza dei suoi interventi, doveva avere ben chiaro che di un genio si trattasse, tant’è vero che né aveva una grandissima stima. Beh, sinceramente questa ballad è di tale siderale bellezza da mettere i brividi, così intensa nell’esposizione dell’assolo di Davis (sostenuto da un Chambers superlativo) da essere quasi dolorosa, così viva nell’estatico assolo di Coltrane che è veramente difficile aggiungere qualcosa. Un capolavoro! Per ciò che attiene la parte squisitamente tecnica è ovviamente, totalmente riconducibile a quella di Bags Groove per cui non aggiungo null’altro e vi rimando a qualche riga sopra. Nell’unico brano registrato in data differente con Coltrane le cose non cambiano anzi... ho l’impressione che sia anche meglio perché, pur in monofonia, la scena pare quasi tridimensionale, sicuramente profonda ed anche più larga. Il contrabbasso è di una nettezza e d’una profondità incredibili.
Osvaldo Uccheddu