giudizio artistico: ECCEZIONALE
Surfer Rosa è il primo full-length album dei Pixies, bostoniani DOC e fu uno dei maggiori successo di pubblico e critica di questa storica band dell'indie rock. L'etichetta che lo stampò fu l'inglese 4AD, conosciuta per le sue produzioni dei Cocteau Twins. Da una simile etichetta nessuno si sarebbe aspettato nel 1988 un disco così sporco, crudo e genuino, ma allo stesso tempo ben registrato. La band, composta dai chitarristi Black Francis e Joey Santiago, dalla bassista Kin Deal e dal batterista David Lovering in pochi giorni - e non senza qualche grosso litigio con il produttore Steve Albini - riuscì a buttare su nastro uno dei capolavori musicali degli anni novanta. Surfer Rosa, infatti, un acquisto obbligato per qualsiasi appassionato di indie rock. E' inoltre un disco fondamentale per capire che i Nirvana di Cobain erano soltanto degli epigoni di un genere musicale e che masticavano idee già superate. Le melodie dei Pixies, le hit come Gigantic, le chitarre abrasive, i ritmi incalzanti e gli impasti vocali fanno di questo album una
pietra miliare dal punto di vista squisitamente artistico. Simone Bardazzi
giudizio tecnico: ECCEZIONALE
Finalmente il Mobile Fidelity Sound Lab di Tim De Paravicini ha deciso di confrontarsi con la riedizione di un album capolavoro dell'indie rock degli anni novanta: Surfer Rosa dei Pixies. Si tratta di una delle più conosciute produzioni di Steve Albini, realizzata prima del suo lavoro con i Nirvana. Per chi non conoscesse Steve Albini è sufficiente ricordare che è ritenuto uno dei migliori produttori di musica indie rock al mondo. Persino Page e Plant si sono piegati ai suoi voleri, ricoprendolo d'oro per ottenere i suoi servigi. Ironia della sorta il presente album non è mai piaciuto allo stesso Albini, che ebbe più di un momento di scontro con la band. L'album tuttavia ebbe un incredibile successo di vendite e di critica imponendo i Pixies e Albini come degli autentici innovatori del rock moderno. Fra i nostri lettori vi sono numerosi fan delle opere di remastering del team di Paravicini (come dar loro torto?), molti di loro considerano le ristampe dei Pink Floyd dei piccoli gioielli da cui non si separerebbero mai. Ebbene, questo lavoro è migliore e ancora più completo. Il sound creato da Albini è un mix di ruvidezza e realismo che non nasconde le asprezze del punk e dell'indie rock, ma che rivela - ad un ascolto attento - una incredibile padronanza
del mezzo tecnico. L'album registrato in studio è stato inciso praticamente dal vivo, dal momento che Albini ha sempre detestato gli ovedub e prediletto la spontaneità degli esecutori.
Si ascolti la dinamica e il bilanciamento per farsi un idea della straordinaria naturalezza del
profilo d'ascolto di questo SACD. Simone Bardazzi