giudizio artistico: ECCEZIONALE
Questo doppio CD mi ha lasciato senza parole. La capacità della musica di fare da ponte tra culture diverse è talvolta spiazzante. Lloyd, ex-sodale di Keith Jarrett, è chiaramente uno dei migliori sassofonisti jazz viventi, uno degli eredi di John Coltrane. La Joan Baez del Mediterraneo. Maria Farantouri non è da meno: la sua magica voce da contralto, che evoca Marian Anderson e la prima Nina Simone, tocca gli abissi dell'anima - ed è l'incontestabile regina della musica greca da almeno quattro decenni quando, già giovanissima, dava voce con Mikis Theodorakis alla protesta antidittatoriale.
Il loro incontro, però, supera le aspettative. Un filo unisce storia e letteratura, folklore e innovazione, e il duo salta tranquillamente da un inno bizantino a un originale di Lloyd, da Theodorakis a antichi canti dell'Epiro o del Dodecanneso, dalla tradizione del Mar Nero a Eleni Karaindrou o Nikos Kypourgos fino alle liriche di Georges Seferis, annullando le distanze e armonizzando le differenze. Ciò è particolarmente evidente nelle tre Greek Suites, animate dal viscerale pianoforte di Farazis: non un medley di temi eterogenei, ma sfaccettature e moods di una stessa sostanza. I ritmi sono svariati, dal lamento al swing alle danze, ma accomunati dall'elemento mistico, enigmatico, molto evidente nella fascinosa Kratissa ti zoi mou, dove il sax tenore e la voce emergono dalle nebbie come luci di fari lontani, o nella tenera Prayer, impreziosita dalla lira di Sinopoulos, o ancora nell'ancestrale, incalzante Hymnos stin Ayia Triada.
La band è mozzafiato, soprattutto i due pianisti Farazis e Moran: una sensibilità rara nel cogliere le infinite sfumature stilistiche e concettuali, e nel restituirle con intelligenza. Non mi stupisce che il gran capo della ECM, Manfred Eicher, si sia ‘scomodato’ di persona per la produzione, atipica per l'etichetta, di questa gemma - e spero che, in questo senso, si ‘disturbi’ ancora. Pierluigi Avorio
giudizio tecnico: ECCEZIONALE
dinamica: 5 equilibrio tonale: 5 palcoscenico sonoro: 5 dettaglio: 5
Il livello qualitativo della registrazione è eccelso. Infiniti colori, sapori, immagini e sensazioni sono finemente cesellati in intarsi sontuosi, e ritraggono paesaggi di una bellezza devastante. Le generose dinamiche ne torniscono il profilo emotivo, mai mancando di esaltare ogni significato ed emozione, mentre il preciso soundstage li colloca spazialmente, dando all'ascoltatore coordinate tangibili che riconducono a una vitale plasticità sonora. Senso di respiro, energia che pulsa, tra un dettaglio esaltante e le timbriche dense, calde, rigogliose - non dimentichiamo la presenza di strumenti inconsueti come la lira cretese e il tarogato ungherese, ricchi di espressività e fascino - animano la scena. Ma un ingrediente speciale fa la differenza: una magia sottile, eppure potente, che impregna ogni singolo suono, ogni respiro, ogni istante, una magia che subdolamente avvolge e imprigiona, e indugia sulla pelle lasciando un'impronta profonda. Più che un disco, questa è una vera e propria esperienza. Pierluigi Avorio